La sabbia non fa più paura
Rodolfi pomodori, per risolvere definitivamente i problemi di usura causati dalla presenza di sabbia, ha scelto la pompa Flygt 3171 dotata di girante in Hard Iron, un materiale sviluppato per resistere a sostanze abrasive e corrosive.
Rodolfi ha scritto la storia industriale della conservazione del pomodoro italiano. Il primo opificio dedicato alla trasformazione del pomodoro, creato da Remigio Rodolfi alle porte di Parma, infatti risale infatti al lontano 1896. Ma l’azienda ha conservato immutati i propri valori fondamentali. Primo tra tutti “il rispetto della nostra terra” che, oltre a essere uno slogan, rappresenta un impegno quotidiano. Del resto non potrebbe essere diversamente per un’azienda da sempre focalizzata sulla lavorazione dei pomodori provenienti dai campi che circondano gli impianti produttivi realizzati nella Food Valley italiana.
Una scelta ben precisa, dettata dalla necessità di raccogliere i pomodori solo quando hanno raggiunto il corretto grado di maturazione e provvedere immediatamente alla loro lavorazione, che deve avvenire entro poche ore. Solo in questo modo, spiegano i responsabili aziendali, è possibile conservare tutte le qualità alimentari dei pomodori stessi e portare in tavola un prodotto “fresco” tutti i mesi dell’anno.
Come lavare 250mila tonnellate di pomodori
La scelta di lavorare rispettando i ritmi della natura, però, appare in contrapposizione con le modalità tipiche della produzione industriale, chiamata a utilizzare gli impianti produttivi per tutto l’anno e non solo in corrispondenza dei picchi di maturazione. Così, nel corso degli anni, Rodolfi ha differenziato progressivamente la propria produzione. E se la passata di pomodoro rimane il prodotto più noto, nel tempo si sono aggiunte svariate lavorazioni, che vanno dai pelati alla polvere di pomodoro stesso, passando attraverso il concentrato e i sughi pronti alle verdure.
Una scelta necessaria, per supportare la crescita di un’azienda che, con i marchi commerciali “Ardita”, “Ortolina” e “Alpino”, ha conquistato i mercati italiani e internazionali. Il tutto senza mai abbandonare i propri valori, fondati sul rispetto per la natura e gli agricoltori. Perché, come spiegano i responsabili dell’azienda, il nostro “lavoro consiste nel conservare, e rendere fruibili, i pomodori per l’intero anno. Ma ciò è possibile solo partendo da una materia prima di autentica qualità”. Da qui la scelta di continuare a operare nel cuore della Food Valley, con impianti produttivi a Ozzano Taro, Fontanini e Castelguelfo, in Emilia Romagna, e utilizzando pomodori coltivati nelle campagne circostanti. Una peculiarità che permette di raccogliere i frutti solo quando hanno raggiunto il corretto grado di maturazione ed evitare lunghi viaggi che comportano, necessariamente, una perdita di qualità.
Benché i valori aziendali siano rimasti immutati da 120 anni, da azienda artigiana Rodolfi è divenuta un’impresa industriale, capace di trasformare oltre 250mila tonnellate di pomodoro fresco all’anno. I ritmi della natura, a distanza di oltre un secolo, non sono però cambiati e le lavorazioni del prodotto fresco devono essere concentrate in tre mesi. Nel periodo estivo, quando i pomodori giungono la maturazione, i camion scaricano così i pomodori in continuazione e le lavorazioni avvengono tempestivamente. In caso contrario, complici le elevate temperature, l’intera produzione deve essere scartata.
L’estate rappresenta così un periodo di intenso lavoro e Rodolfi si è dotata di impianti caratterizzati da un’affidabilità assoluta, perché anche poche ore di fermo possono portare a ingenti perdite economiche. In un simile scenario, i fornitori devono essere all’altezza della situazione. Sono infatti necessarie competenze specifiche, ma anche la disponibilità a essere operativi per l’intera estate.
L’azione devastante della sabbia
Non appena il controllo di qualità interno accetta il contenuto di uno dei camion, è necessario provvedere al lavaggio, propedeutico alla successiva lavorazione industriale. Si tratta di un’attività tutt’altro che banale, sia per i costi connessi che per l’impatto ambientale. I pomodori, essendo raccolti nei campi anche in condizioni atmosferiche avverse, sono infatti sporchi di terra e fango, che devono essere correttamente rimossi.
Lavare 250mila tonnellate di pomodori, però, comporta la necessità di movimentare, in un’ora, sino a 400 m3 di acqua. Quest’ultima, se prelevata dall’acquedotto e poi inviata ai depuratori comunali, avrebbe un significativo impatto ambientale e porterebbe elevati costi economici.
Rodolfi ha invece scelto di approvvigionarsi con i propri pozzi e di trattare internamente l’acqua usata per il lavaggio.
I vantaggi di una simile scelta sono evidenti, ma è necessario dotarsi di adeguati impianti di pompaggio, filtrazione e movimentazione dell’acqua stessa. Nello stabilimento di Ozzano Taro, in particolare, l’acqua (utilizzata anche per lo scarico dei pomodori dai camion) presenta un’elevata concentrazione di sabbia, che provoca la rapida usura delle giranti delle pompe. Un problema che ha indotto Rodolfi a installare un disabbiatore e una serie di filtri per intercettare anche l’erba e i rami che arrivano insieme ai pomodori. Soluzioni che, pur riducendo i problemi, non sono in grado di eliminare l’azione usurante della sabbia. Un’azione che sembra rappresentare un autentico incubo per i responsabili aziendali, costretti a intervenire ripetutamente sulle pompe tradizionali.
Anche per questa ragione, da anni, Rodolfi ha affidato la manutenzione dei propri impianti di pompaggio a M.C.R., l’azienda di Sissa (in provincia di Parma) specializzata nella manutenzione e revisione pompe, oltre che nella gestione dei depuratori per il trattamento acque. Proprio operando nel cuore della Food Valley, i tecnici di M.C.R. sono sempre reperibili, soprattutto durante la stagione estiva. Un periodo nel quale la produzione agricola è a pieno regime e le aziende conserviere non possono tollerare nemmeno poche ore di fermo.
Proprio dal confronto con Roberta Silvestri, responsabile tecnico commerciale di M.C.R., i tecnici di Rodolfi hanno maturato la convinzione di sostituire le pompe esistenti con soluzioni più efficaci e, soprattutto, insensibili all’azione usurante della sabbia. Del resto, spiegano gli stessi responsabili, le pompe esistenti richiedevano, ogni due mesi, significativi interventi di manutenzione che, oltre ai costi economici, inducevano spesso l’azienda a operare ai limiti delle proprie capacità, soprattutto nelle fasi di maggior carico, quando ogni inconveniente può costare decine di migliaia di euro in mancata produzione.
Una soluzione…Hard Iron®
Una situazione che imponeva un deciso cambio di rotta e che ha indotto Rodolfi ad adottare la pompa Flygt 3171. Una soluzione ingegnerizzata per movimentare le acque reflue e dotata anche della tecnologia N, con l’innovativa girante autopulente e caratterizzata da ridotti consumi energetici.
Caratteristiche che, in questa specifica applicazione, avevano però un’importanza marginale rispetto al requisito fondamentale: resistere all’usura. Una capacità già dimostrata in numerose applicazioni e che, per tale ragione, è apparsa ideale anche per gli impieghi richiesti da Rodolfi.
La Flygt 3171 è infatti dotata di un anello di usura sostituibile che, in questa applicazione, è realizzato in Hard Iron, un materiale sviluppato appositamente per applicazioni con sostanze abrasive e corrosive. Lo stesso Hard Iron, inoltre, è stato impiegato per la girante, che risulta così in grado di tollerare l’azione usurante della sabbia presente nell’acqua. Con il supporto di Silvestri, inoltre, i tecnici di Rodolfi hanno definito il corretto dimensionamento della pompa, che oltre un anno fa è entrata in funzione in parallelo alle altre macchine già installate nei sette pozzi di Rodolfi.
Una scelta vincente, poiché la Flygt 3171, distribuita in Italia da Xylem Water Solutions Italia, a differenza delle altre pompe in funzione, non ha richiesto nessun intervento di manutenzione. Ovviamente, come spiegano i responsabili di Rodolfi, durante le operazioni di rimozione delle altre macchine, che sono state portate in officina per sostituire i componenti usurati, anche la Flygt è stata ispezionata, ma non sono stati evidenziati segni di usura. Una conferma del fatto che i materiali costruttivi e le soluzioni tecnologiche adottate sono in grado di prevenire i danni provocati dalla sabbia.